SPECIALE MIAMI ART WEEK: Ruth Burotte, “SOLO, Not Alone” alla Swampspace gallery.

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Ruth Burotte e i suoi ventitré anni di energia pura hanno visto realizzarsi, in occasione della Miami Art Week e fra le mura di Swampspace, la sua prima esposizione personale dal titolo: “SOLO, Not Alone.”

Per chi non fosse pratico di Miami e volesse conoscerne a fondo la storia, andando ben oltre la facciata, che rende solo una certa immagine della città, Swampspace è una vera e propria mecca nel cuore del Design District. Oltre ad essere una galleria artistica, Swampspace, è uno spazio creativo, un laboratorio artistico dall’assetto familiare: “un trampolino di lancio per gli artisti”come lo definisce Oliver Sanchez, il proprietario che, con la moglie Min, -“la mia rockstar” la definisce lui-, e la figlia Lucia, hanno fondato lo spazio creativo nel 2008 divenendo un vero e proprio punto di riferimento per gli artisti e non della Magic City.

From left, Oliver Sanchez and Ruth Burotte

La storia di Ruth Burotte e Oliver Sanchez comincia anni fa, quando durante gli anni di studio alla New World School of the Arts – e dove quest’anno l’artista si è laureata-, le ha fatto da mentore. “Adoro Ruth, lei è fantastica,” dice di lei Sanchez.

Insieme hanno realizzato nel 2019 un grande murale di 30 feet sulla SW 27th Avenue, a Coconut Grove. “È stato il mio primo murale ed è bello quando, tornando sul posto la gente si ricorda di me e lo apprezza,” dice a riguardo Ruth Burotte sorridendo.

Oliver Sanchez and Ruth Burotte work in progress at the murale in Coconut Grove murale

Anche in occasione della sua personale Ruth Burotte ha creato un murale, e lo ha realizzato sulle pareti dello Swampspace, con una rapidità incredibile, segno tangibile del suo talento. Sul murale tipicamente in stile manga ha poi esposto le sue opere rendendole storie nella storia. Per l’occasione ha realizzato anche un piccolo libro. 

Il senso dell’arte per Ruth Burotte è infatti quello di narrare storie. 

Le sue, in particolare, sono storie nelle quali combina con efficacia la quotidianità dei personaggi comuni, come nel caso del racconto, con il mondo dei supereroi, dei villains in particolare: i cattivi, gli antagonisti. “Tutti personaggi che si sono fatti da soli, dice l’artista.

The Villains, from left, the Constructor Worker, the Plumber and the Eletrician

La storia raccontata da Burotte si snoda attraverso le opere dell’artista sulle pareti dello Swampspace, nelle quali mette in evidenza da un lato i protagonisti del racconto con le loro peculiarità e dall’altro l’evolversi degli eventi, legati agli stati d’animo di Ibyoo, la protagonista .

Ibyoo è una giovane ragazza senza aspirazioni che lavora part-time come cassiera in una stazione di rifornimento ATOMISK. La ATOMISK, è l’azienda proprietaria di ogni bene, incluso il pianeta, e presso la quale lavorano i tre “cattivi”: l’operaio edile, l’idraulico e l’elettricista, ognuno con il proprio segno grafico distintivo che lo caratterizza: il tubo di metallo, il tubo idraulico e il fulmine. Tutti e tre i cattivi sono stati a loro volta vittima di incidenti sul lavoro, dei quali nessuno si è curato e che ha fomentato in loro la rabbia. Rabbia che decidono di sfogare derubando Ibyoo e colpendola con un mattone.

ATOMISK

Quando arriva in ospedale, la ragazzina è curata con dei punti di sutura, ma si accorge che, oltre alla ferita, il suo occhio destro non funziona come dovrebbe. I medici, si limitano a spiegare il problema come miopia ma non è esattamente così e Ibyoo inizia a vedere cose che non riesce a spiegare, riferendosi ad esse solo come a “rumori”, che rappresentano non solo il frutto della sua immaginazione ma anche una chiave di lettura differente nell’interpretazione della realtà. Realtà che Ibyoo rivive attraverso alcune fasi nella rielaborazione del torto subito: confusione, paranoia, curiosità e infine la consapevolezza e l’accettazione di quanto successo. Quest’ultima fase, in particolare nell’elaborazione della storia, è descritta dall’artista come la “maternità.”  

Ruth Burotte’s work

In un angolo della narrazione -e in linea con le tendenze del mercato che vede sempre di più la pubblicizzazione di statuette pop in resina e vernici viniliche-  c’è la mascotte del mondo immaginario di Ruth Burotte: ATOMISK, dal nome dell’azienda proprietaria di tutto. Realizzato da Oliver Sanchez con il “marmo americano” -il polistirolo- su grandi dimensioni e sulla base di una stampa in resina tridimensionale realizzata da Burotte, ATOMISK è un ragazzino un pò inquietante (creepy) dell’aspetto che a ben guardare può risultare persino cool. ATOMISK è il frutto del bisogno di evasione da una società iperstimolante: un soggetto un po’ particolare, apparentemente apatico e con la bocca nascosta da una sciarpa che non lo rende molto socievole perchè timido e riservato ma che in verità possiede qualità nascoste alla gente.  

The manga Mona Lisa

È molto interessante vedere come questa giovane artista evidenzi la dicotomia fra il contemporaneo e il classico; tra il buono -nascosto- e il cattivo. Dicotomia che prende forma non solo, per esempio, nella “Mona Lisa manga” realizzata a carboncino per Swampspace e contornato da una cornice in stile barocco, ma anche nella contrapposizione dei luoghi rappresentati nelle opere, nei quali convivono sia stralci di città che frammenti di paesaggi classici giapponesi. 

La ricchezza creativa di Burotte si svela anche attraverso i punti di vista con i quali approccia la narrazione dei protagonisti: la narrazione della stessa Ibyoo passa addirittura attraverso lo specchio situato nella stazione di servizio per la quale lavora. Una sorta di introspezione che magnifica il suo senso di curiosità e approccio alla vita. 

Ibyoo in the glass at the gas station

È inoltre molto interessante la combinazione che Burotte fa dei personaggi fantastici che attingono la loro natura dalla realtà ma che rielabora sotto forma di manga così come l’utilizzo che fa delle tipiche espressioni dei comics e che rappresenta con i equivalenti segni calligrafici giapponesi, come “BOOM” o “CRASH”. Non manca poi certo la sua firma sulle opere, che realizza utilizzando le iniziali del nome da nubile e da sposata -RBT, Ruth Burotte Tamfee- e che ripone nella classica box rettangolare stilizzata tipica degli autori manga. 

Ruth Burotte’s signature

Pur essendo un’artista multidisciplinare che combina digital art, graffiti, illustrazioni e tratti calligrafici, la Burotte mostra una particolare predilezione per le belle arti che rielabora sotto forma di manga, street style e hip hop style. 

L’elaborazione del suo stile deriva dalla combinazione dei ricordi d’infanzia e dagli spunti che la metropoli offre. 

I manga e le anime rimandano l’artista a quando era bambina e guardava le serie cartoni tv giapponesi -fra i suoi preferiti c’era Sailor Moon- o quando la mamma la portava in biblioteca per  studiare e lei leggeva i manga e li disegnava continuamente. “I manga sono l’illustrazione mentre le anime sono l’animazione, solitamente tratta dai manga,” dice l’artista facendo un distinguo fra i due.

Ibyoo, il protagonista della storia.

I Manga, le anime e l’illustrazione giapponese in generale, l’hanno appassionata al punto tale da conoscerne la storia e i contenuti, fra i suoi artisti preferiti c’è il disegnatore Inio Asano.

Lo stile dei manga giapponesi lo ha poi combinato con l’arte dei graffiti -che in città come Miami regna sovrana-  e con l’hip-hop che con Burotte si manifesta soprattutto nel modo di vestire dei suoi personaggi, che indossano indumenti casual e le immancabili sneaker.

A Nike shopping  bag revisited by Ruth

Le famose scarpe, nate inizialmente con un significato sportivo, oltre ad essere oramai parte integrante dello street style e ad essere una passione per l’artista, l’hanno  portata a collaborare con la multinazionale Adidas, con la quale è entrata in contatto grazie ai video postati su Instagram, dove ha realizzato rielaborazioni grafiche delle sneaker per ampliare il suo portfolio. Adidas le ha offerto una collaborazione che le ha permesso di viaggiare a Norimberga, Germania, e a Londra, Gran Bretagna, dove, oltre a studiarne la catena produttiva ha realizzato una campagna per la quale ha rappresentato la città di Miami per il progetto P.O.D. SYSTEM. “È stato davvero straordinario” ha dichiarato entusiasta l’artista che pochi mesi dopo ha ricevuto una scatola con dentro le scarpe da lei create.

One of the Ruth Burotte character with the sneaker

Così tenace e solare, non stupisce il fatto che Ruth Burotte, sia stata l’artista più giovane a ricevere una commissione dal programma Broward Public Art & Design.  È stata  infatti selezionata fra diversi partecipanti per progettare, fabbricare e installare diverse opere d’arte site-specific da applicare ad alcuni armadietti semaforici sparsi nel distretto dei servizi municipali della contea di Broward, al fine di migliorarne l’estetica trasformando le cabine semaforiche in opere d’arte.

The narrative section of Ruth Burotte’s solo show at the Swampspace

Le opere esposte a Swampspace non si limitano tuttavia a quelle della narrazione della storia ma ce ne sono altre. Fra queste l’opera realizzata per onorare i primi soccorritori che hanno prestato soccorso durante il tragico evento di Surfside a Miami Beach, a giugno di quest’anno; una shopping bag di Nike, rivisitata dall’artista e tanti personaggi con indosso le famose sneaker. Fra loro c’è anche chi indossa le famigerate scarpe da ginnastica a marchio MSCHF -inizialmente in collaborazione con Nike, che si è poi dissociata dal progetto- iniettate con sangue umano ( disponibili anche nella versione con acqua santa, chiamate Holy Spirit) e prodotte in una serie di 666 esemplari, che hanno sollevato non poche polemiche a riguardo e che secondo Burotte sono una straordinaria e geniale idea di marketing.

Dopo il periodo davvero stressante della Miami Art Week della quale l’artista si dichiara soddisfatta, ci confessa che ora è tempo di nuove storie. Nell’augurarti un futuro prospero, ti aspettiamo con nuovi avvincenti racconti, Ruth Burotte. 

(on the title: Ruth Burotte “SOLO, Not Alone” show at the Swampspace)

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