La Madonna dell’Itria di Sofonisba Anguissola al Museo Civico Ala Ponzone di Cremona: tributo all’artista cremonese e fonte di approfondimento iconografico mariano.

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Il Museo Civico Ala Ponzone di Cremona, in collaborazione con il Museo Diocesano di Catania, espone: Sofonisba Anguissola e la Madonna dell’Itria. Il culto dell’Hodighítria in Sicilia dal Medioevo all’Età Moderna. 

La mostra, recentemente prorogata fino al 21 Agosto, mette sotto i riflettori l’opera la Madonna dell’Itria, realizzata da Anguissola, e la Madonna della Misericordia, attribuita all’ambito artistico di Deodato Guinaccia. 

Si tratta di un’esposizione che va oltre la maestranza per la pittrice, originaria di Cremona, e che mette in risalto, attraverso il restauro delle opere -realizzato grazie all’impegno del Comune di Cremona- un progetto scientifico rigoroso, che amplia la conoscenza sull’artista alla quale il museo ha reso tributo, nel 1994, con un’esposizione monografica. 

Al tempo della monografica l’esistenza del dipinto mariano, risalente al primo periodo trascorso in Sicilia (1973-1979), non era noto poiché è stato scoperto solo nel 1995, grazie all’intuito e alla competenza di Alfio Nicotra.

Our Lady of Itria by Sofonisba Anguissola and probably Deodato Guinaccia, painter active in Sicily in the second half of the 16th century, 1577-1579. Tempera on canvas. SS.Annunciata Church, Paterno.

Se un’ampia letteratura fornisce informazioni riguardo i diversi periodi pittorici dell’artista – gli anni della formazione, il periodo trascorso presso la corte spagnola in qualità di tutrice e insegnante d’arte, il periodo trascorso a Genova dove mantenne i contatti con gli artisti e gli intellettuali più importanti dell’epoca e il secondo periodo siciliano dove morirà, a Palermo,  ultracentenaria-  ben poco si conosce del periodo pittorico relativo a Paternò quando, con un matrimonio combinato dalla monarchia spagnola, la Anguissola divenne moglie del nobile siciliano Fabrizio Moncada.

A corollario dei due dipinti recentemente ristrutturati il Museo Ala Ponzone espone strappi di affresco, libri, sculture lignee e marmoree e altri dipinti che approfondiscono il tema della trasformazione iconografica della Madonna in questione, iniziata almeno un secolo prima: dalla medioevale Madonna dell’Hodighítria, patrona della Sicilia, fino alla più moderna Madonna dell’Itria (dal diminutivo del termine Hodighítria). 

Our Lady of the Recommendation by a painter active in Sicily in the second half of the 16th century (Deodato Guinaccia?), 1573-1574. Tempera on canvas. Santa Maria dall’Alto Church in Paternò

La Madonna dell’Hodighítria (o dell’Odigitria, conosciuta anche come Madonna di Costantinopoli) nasce da un modello trasmesso dal mondo bizantino che è stato in seguito recepito, grazie alle comunità greche e albanesi giunte dai Balcani, nelle Isole e nelle regioni meridionali italiane. 

Il perchè poi il culto della Madonna dell’Hodighítria si sia diffuso nell’Italia meridionale lo spiega padre Carmelo Signorello nel catalogo della mostra, pubblicato da Nomos Edizioni: “Le cause che determinarono l’arrivo in Sicilia dell’icona di Santa Maria Odigitria, per molti secoli sono state spiegate con varie versioni. È certo comunque che sin dal periodo iconoclasta (soprattutto 730-787) numerose repliche di questa icona, insieme a una schiera di monaci iconoduli che vollero salvarla dalla furia incontenibile dei distruttori delle sacre immagini, raggiunsero le regioni dell’Italia meridionale. Poi la seconda migrazione di monaci ortodossi, fuggiti tra il XV e XVI secolo dai Balcani e dalla Grecia, ancora con il prezioso carico delle loro venerate icone, ma per salvarle stavolta dall’invasione ottomana, riparando nuovamente nel meridione d’Italia, contribuì a diffonderne ulteriormente il culto in quel territorio culturalmente affine alla loro terra di origine”.

Secondo l’iconografia, la Madonna di Hodighítria, è rappresentata a mezzo busto, con il capo chino e lo sguardo mesto e pensoso. Sorregge il Bambino seduto in atto benedicente che la Vergine indica con la mano destra. È proprio dalla gestualità della Madonna che ha origine il termine, di etimologia greca, che significa: «colei che conduce, che indica la via». A partire dal XVI secolo, l’immagine si trasforma nella più moderna rappresentazione della Madonna dell’Itria in cui la Vergine sovrasta una cassa lignea portata a spalla da due monaci basiliani, i “calogeri”, ispirati alle regole di San Basilio (330-376). La presenza dei monaci nel dipinto fa riferimento alle leggende relative al trafugamento e alla messa in sicurezza, dentro una cassa, della miracolosa icona che si voleva dipinta dallo stesso San Luca. 

Essendo anche pittore San Luca aveva catturato le fattezze della Vergine sull’icona che divenne in seguito oggetto di culto e modello iconografico per ogni successivo volto di Maria. L’icona fu eletta protettrice dagli abitanti di Costantinopoli, prima della definitiva catastrofe del 1453, dove, per  sottrarla alla furia distruttiva degli Ottomani i monaci che l’avevano in custodia l’avrebbero affidata ai flutti del mare con i quali è arrivata sui lidi occidentali. 

Panaghìa Hodighìtria by painter active in Sicily in the first half of the 13th century. Tempera on parchment on board, Diocesan Museum, Palermo

L’esposizione del Museo Civico Ala Ponzone inizia proprio con il dipinto Panaghìa Hodighìtria , della Madonna  Hodighìtria, risalente alla prima metà del XIII secolo e conosciuta anche come Madonna della Spersa, in riferimento all’episodio di Gesù disperso nel Tempio di Gerusalemme. La Madonna dallo sguardo penetrante ha subito numerosi restauri e usure nel tempo ed è arrivata ai giorni nostri mancante di alcuni particolari come la corona sul capo.

Our Lady of Itria by painter active in Italy in the second half of the 15th century. Detached fresco. Diocesan Museum in Palermo.

Se in alcune versioni della prima metà del 1500 per la Madonna dell’Itria prevale la raffigurazione del Bambino rappresentato in un clipeo nel seno della Madre, entro un medaglione sul busto o inserito entro una mandorla di luce, in opere più recenti la rappresentazione è quella più moderna della Madre e del Figlio, seduti su una panca e sorretti in processione da due monaci calogeri mentre gli angeli incoronano la Vergine.  Ne sono un esempio le opere pittoriche di: Antonio Maria Viani (1595 circa), Alessandro Allori (1590) e Giuseppe Alvino detto il Sozzo (1590). Ai dipinti si accosta l’imponente opera lignea di Antonino Ferraro e Nicolò Buttafuoco (1597-1599) e quella marmorea dello scultore siciliano attivo nella seconda metà del XVI secolo. Per quanto riguarda i disegni è esposta l’opera a penna e inchiostro acquerellato, eseguita con quadrettatura, di Aurelio Lomi (1597-1604). Sul fronte degli scritti sono invece presentati i seguenti testi: Relatione della presa di due galere della squadra di Sicilia, di Pietro Antonio Tornamira (1618-1681), e il  Dell’Istoria ecclesiastica di Mantova del R.P.F. Ippolito Donesmondi minore osservante, volume 2. (1566-1630).  Inoltre fra le immagini della mostra c’è Ritratto di Gentiluomo considerato un gioiello per il leggero velo grigiognolo che lega tutte le tinte e che lascia pensare, nella sua realizzazione, ad un’opera di El Greco o della stessa Anguissola per la realizzazione del ritratto del marito. L’opera, pur non essendo nello stile dell’artista, potrebbe essere attribuita all’artista caratterizzata, specie nella   fase genovese, da una facile evoluzione nel modo di dipingere.

Our Lady of Itria with Saints Peter and Paul by Antonello Riccio, 1570. Chiesa di Santa Maria Immacolata, Villaggio Contesse, Messina.
Our Lady of Itria by Aurelio Lomi, 1597-1604. Gabinetto Disegni e Stampe di Palazzo Rosso, Genova
Our Lady of Itria by Sicilian scultor of the second half of the 16th century, 1573. Santa MAria Assunta Church in Alcamo

La Madonna della Raccomandata, opera conosciuta anche come Madonna della Misericordia, è conservata presso la Chiesa di Santa Maria dell’Alto a Paternò. È la sola opera tra quelle esistenti a Paternò che può essere accostata cronologicamente a quella della Anguissola. Vi è raffigurata la Vergine che apre il suo mantello sotto il quale trovano riparo i fedeli (i raccomandati), mentre due angeli la incoronano. Fra i raccomandati ci sono sia religiosi (a sinistra) che laici (a destra). Se fra i primi è possibile riconoscere le differenti gerarchie della Chiesa -tra le quali si distingue papa Gregorio XIII- fra gli altri si riconoscono il re di Spagna Filippo II con la quarta moglie, la regina Anna d’Austria. A seguito ci sono alcuni alti rappresentanti dell’epoca, fra i quali:  la Anguissola, in abito rosso;  la cognata Aloisia de Luna, col velo -simbolo di vedovanza- e un giovane con lo sguardo levato in alto e caratterizzato nell’abbigliamento da una vistosa gorgiera che potrebbe essere Fabrizio Moncada, marito della Anguissola. L’aspetto e la tecnica fanno pensare che l’opera sia stata concepita inizialmente come stendardo o dipinto d’occasione, divenendo pala d’altare solo in seguito. Il suo recente recupero e restauro ha reso possibile formulare nuove ipotesi anche in merito agli autori della Madonna dell’Itria che si presuppone siano gli stessi della Madonna della Raccomandata e riconducibili, per alcuni aspetti tecnici quali le abbreviature formali e il guizzo polidoresco- all’ambito di Deodato Guinaccia, riconosciuto attivo in quegli anni a Messina.

Portrait of gentleman by a painter active in the last quarter of the 16th century. c.1571-1581. Oil on board.  Ursino Castle Civic Museum in Catania

La pala d’altare della Madonna dell’Itria, attribuita all’artista, coi suoi 240 cm circa di altezza è il più grande dipinto che l’Anguissola abbia mai realizzato. Non è ancora chiara quale fosse la destinazione della pala, originariamente commissionata dalla stessa Anguissola e dal marito Fabrizio Moncada ad un pittore dell’ambito del napoletano Deodato Guinaccia, si sa per certo che che è stata commissionata come ex voto in seguito alla cessazione della terribile peste del 1576 a Paternò. Dall’analisi stilistica emerge che è stata completata, nelle figure della Madonna, del Bambino e nello sfondo, dalla stessa Sofonisba Anguissola e forse -come visibile dall’atto di donazione fatto al convento francescano di Paternò, prima di lasciare l’isola, il 25 giugno 1579-  anche dallo stesso marito dell’artista. Dal restauro dell’opera sono infatti evidenti differenti livelli qualitativi che lasciano presagire un lavoro a più mani: oltre agli ampi tratti di pittura riferibili all’artista cremonese, si alternano piccole porzioni dal tratto semplificato e ingenuo, probabilmente ascrivibili all’intervento del marito Fabrizio Moncada. Una seconda teoria, un pò debole, lascia invece pensare all’intervento del nipote della Anguissola, Francesco, divenuto in seguito artista. Teoria che cronologicamente non sembra attendibile per via della giovane età che potrebbe aver avuto il bambino in quegli anni. La scoperta della pala lascia presupporre però l’esistenza di una bottega artistica della Anguissola a Paternò, con la quale potrebbe avere avviato, in zona, il processo di dilettantismo aristocratico ben noto in casa Moncada.

Prima di arrivare nella sede della Santissima Annunziata, dove oggi giorno è esposta, la pala fu spostata nell’antica matrice di Santa Maria dell’Alto.

Our Lady of Itria by Mario di Laurito. Diocesan Museum in Palermo.

Oltre alla variazione della rappresentazione mariana già cominciata un secolo prima, nella Madonna dell’Itria dell’Anguissola, l’artista cremonese riassume e aggiorna le trasformazioni iconografiche della Madonna Ogiditria. Con esse esprime tutta la magnificenza che caratterizza sia il tardo rinascimento che il suo corpus opere. La Madonna della Anguissola ha lo sguardo dolce mentre la resa dell’incarnato le rendono la grazia plena che la rende benedetta fra tutte le donne. Il Bambino  abbandona invece le fattezze dell’iconografia bizantina e si mostra nudo, come a voler sottolineare il suo essersi fatto uomo in mezzo agli uomini ed è lui stesso ad indicare la via ai fedeli, situati in una folla boschiva e venerante -composta da clero e popolo- ai piedi della Vergine. L’atmosfera del dipinto è coronata dallo sfondo enfatizza la drammaticità della scena.

La pala d’altare della “Madonna dell’Itria”, esposta precedentemente a Milano presso il Palazzo Reale in occasione della mostra Le Signore dell’Arte, proseguirà dopo Cremona con l’esposizione dal 12 agosto al 4 dicembre, nelle sale del Museo Diocesano di Catania.  

Tryptich with Enthroned Pantocrator the Prayng Virgin with Child and Saint John Chrysostom. Beginning of 17th century. Museo Civico Castelo di Orsino, Catania

Di Sofonisba Anguissola e del suo talento ne hanno parlato alcune grandi figure: Michelangelo, che la riteneva donna di grande talento e il Vasari che l’ha menzionata ne: Le vite de’ più eccellenti Pittori, Scultori e Architettori, il primo trattato moderno di storia dell’arte.

Fra le artiste più famose e intriganti della storia, l’artista è tornata protagonista nella città che le ha dato i natali e lo ha fatto nella splendida cornice del Museo Civico Ala Ponzone.  Il museo, al centro della famosa Città del Violino, del quale rivela anche una parte di storia, oltre ad esporre opere di Caravaggio, Arcimboldo e Rosalba Carriera presenta una straordinaria collezione di artisti cremonesi, fra i quali Giovanni Battista Trotti, detto Il Malosso e Giuseppe Diotti (di Casalmaggiore, CR). 

A frame from Madonna dell’Itria in Ala Ponzone Museum, Cremona
Locandina
Madonna of Itria by Antonino Ferraro and Niccolo Buffafuoco, about 1600. Madre di San Martino Church in Corleone
Madonna of Itria by Bernardo Strozzi, 1610-1612. Chiesa di San Maurizio, San Maurizio ai Monti, Rapallo

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