Il cervello come opera d’arte secondo Tomás Guilarte, analogie e riferimenti all’arte di Carlos Alfonzo.

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Le frequenze radio del Monday Mixtape sono state dirette per il secondo appuntamento dal dott. Tomás Guilarte e dalla sua visione del funzionamento del cervello come opera d’arte.

Scienziato, educatore e leader accademico rispettato, Tomás Guilarte è decano del Robert Stempel College of Public Health & Social Work della FIU -Florida International University-. Dopo aver trascorso tre decenni come professore e ricercatore del Dipartimento di scienze della salute ambientale presso la Johns Hopkins University Bloomberg School of Public Health, ha ricevuto nel 2016 il prestigioso Distinguished Toxicologist Award dalla Hispanic Organization of Toxicologists (HOT). 

Nello specifico la ricerca di Guilarte esplora l’impatto degli inquinanti ambientali sulle malattie neurologiche e mentali. Il suo nome è noto soprattutto per aver rivelato gli effetti dell’esposizione al piombo a basso livello sul sistema nervoso centrale durante lo sviluppo cerebrale, una scoperta che ha portato allo sviluppo di strategie mirate a mitigare i deficit di apprendimento. 

Il Dott.Guilarte durante il suo intervento ha presentato ingrandimenti di immagini di attività sinaptiche, e loro meccanismi di trasmissione che sembrano del tutto simili a quadri artistici astratti. Ha mostrato, attraverso sezioni di attività sinaptiche in cervelli cosiddetti sani e cervelli potenzialmente danneggiati a causa di infiammazioni o percosse (è il caso dei giocatori di football) quanto l’attività di scambio di correnti elettriche da una cellula all’altra sia fondamentale e quanto importante sia offrire stimoli attraverso l’arte, l’esercizio fisico e mentale per mantenere attivo il cervello che in questo modo, attraverso le sinapsi, è in grado di riprodurre le cellule danneggiate  mantenendosi giovane. 

Ma cosa c’entra il lavoro di un luminare in ambito neurologico con l’opera d’arte di Carlos Alfonzo, di proprietà del Patricia and Phillip Frost Art Museum, presentata stasera? Apparentemente sembra non c’entrare nulla se non fosse che in tutte le opere, compresa questa “Untitled” del 1989, Carlos Alfonzo utilizza come immagine ricorrente la testa, pregna di significati non solo meramente materici, e le lacrime. 

Figura chiave nello sviluppo della pittura espressionista negli anni ’80 Carlos Alfonzo nasce a Cuba nel 1950 e fu un artista molto prolifico, spaziò infatti dal disegno alla pittura, dalla scultura alla ceramica e ai murales. Molti dei suoi lavori contengono indizi sottili che evocano la sua omosessualità e la paura e la rabbia generate dall’epidemia dell’AIDS. Malattia questa che se lo porta via a 41 anni, a soli due mesi dalla Biennale del 1991 per la quale era stato selezionato dal Whitney Museum of Art di New York in qualità di miglior rappresentante dell’arte contemporanea. 

Dopo la laurea in arte all’Accademia di Sant’Alejandro e una seconda laurea in storia dell’arte all’Università dell’Havana, le condizioni tutt’altro che idilliache di Cuba portarono a contrasti interni talmente forti da indurre più di 10.000 cubani, fra i quali Alfonzo a chiedere asilo politico all’ambasciata peruviana. Questo evento indusse il governo cubano ad indire un esodo con il beneplacito di Fidel Castro: nel 1980, 125.000 cubani lasciarono l’isola dal porto di Mariel diretti a Miami acquisendo poi il nome di Marielitos. 

A seguito della sua partenza da Cuba il nome di Carlos Alfonzo fu cancellato dalla lista degli artisti cubani e la sua arte, che ha continuato a produrre in terra americana, inizia a diventare testimonianza di un individuo tormentato in una perenne ricerca di riconciliazione tra il passato e il futuro che per lui sarà più che mai breve. 

La pittura ricca di linee, colori e dai forti contorni neri di Alfonzo ha implicazioni con l’arte cubista di Picasso e l’espressionismo biomorfo di Matisse ed è carica di significati che rimandano al regime castrista, alla Santeria cubana, al misticismo cattolico medievale e ai tarocchi dai quali prende spunto per costruire un sistema di simboli che galleggiano in enormi bolle simili a lacrime: grandi lacrime, limpide e trasparenti, dentro le quali si possono intravedere lingue chiodate e pugnali che sono immagini simboliche che rappresentano la credenza secondo la quale l’AIDS fosse una malattia legata alla omosessualità e mandata con il malocchio attraverso le lacrime degli insetti.

Nella pittura di Alfonzo il tema centrale è il suo dialogo con la morte al quale alterna l’odissea dell’esistenza contemporanea: la sua identità divisa, la solitudine, l’incomprensione e la malattia.

Sentimenti e dolori che elabora oltre che nelle lacrime anche nella rappresentazione di teste: Teste mozze, espressione del mondo interiore di Alfonzo in bilico tra il passato e il presente; teste solitarie che rimandano a Eleguá, una delle principali divinità della Santeria: Divinità dei viaggi (il suo viaggio da Cuba a Miami) padrone degli incroci e delle scelte della vita e guardiano delle porte. Eleguá è la  personificazione del rischio e della morte ed è rappresentato come una piccola testa di cemento che, caricata nella maniera opportuna dai sacerdoti, viene posta dietro alle porte di casa a difesa del focolare e della persona.  

Le opere di Carlos Alfonzo hanno riscosso oggi più che mai l’attenzione che avrebbe dovuto ricevere allora nella sua Cuba, nonostante le scelte politiche fatte. Ha avuto la capacità di attirare gli spettatori nel suo mondo e ispirarli a riscoprire la loro comune umanità. Pochi artisti hanno esplorato il tema dell’AIDS con la passione e l’immediatezza spirituale di Alfonzo, e oggi giorno le sue opere sono raccolte in importanti gallerie ed esposizioni a tema, come quella  dell’iconica mostra Art Against AIDS, presentata alla Frances Wolfson Art Gallery del Miami Dade College.

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