Gli spazi a-temporali di Jeremy Geddes e la rappresentazione degli stati mentali.

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C’è chi lo definisce artista iperrealista, foto-realista  e chi invece lo definisce surrealista, quel che è certo è che Jeremy Geddes  preferisce defilarsi da ogni categoria procedendo nel modo di rappresentare i suoi stati mentali “in maniera lenta”, come dice lui. Artista di origini Neo-Zeelandesi Jeremy Geddes vive in Australia dove consegue il diploma d’arte al The Victorian College of the Arts di Melbourne. Non trovando un’istituzione in grado di soddisfarlo nello studio delle tecniche accademiche classiche -secondo Geddes andate perdute nel secolo scorso- l’artista decide di dedicarsi all’arte da autodidatta. 

Cluster by Jeremy Geddes, 2011.  Oil on Board 44.5 x 44.5″

Dipinge essenzialmente ad olio perchè, ammette Geddes in tutta franchezza, di non avere  avuto né la possibilità di imparare per la mancanza di istituzioni accademiche adeguate, né per il tempo necessario da dedicare all’affinamento di altre tecniche che gli consentissero di avere lo stesso livello di confidenza.  Il suo percorso creativo parte dalla finalizzazione di un idea che studia su piccoli pezzi potenziali, ai quali lavora mentre sta realizzando altro. Se nel tempo poi l’idea funziona, la affina aggiungendo o sottraendo elementi, giocando con il tono, con il colore e la composizione, fino a trovare qualcosa che gli entra nel sangue facendolo vibrare. 

Acedia by Jeremy Geddes, 2012.  Oil on Board 47 x 24″

A chi gli chiede se le sue rappresentazioni abbiano un legame che le collega al significato di religione, scienza e natura, Geddes risponde dicendo che pur essendo ateo il pensiero religioso può creare contenuti mentali interessanti. Non entra mai nel merito di una delucidazione specifica riguardo all’opera perchè vuole che l’osservatore si senta libero di provare le proprie emozioni ricavate dai propri meandri dell’esperienza, nel subconscio, sperando così di innescare stati emotivi o meditativi negli spettatori, se non in tutti, almeno in una piccola percentuale. Fra le varie serie composte la seria TRANSIENT rappresenta dei cosmonauta che indossano tuta e casco, nascondendo la loro identità ed espressione. 

White Cosmonaut by Jeremy Geddes, 2009. Oil on board, 27×26″.

Talvolta sono collegati, dal nulla, ad un cordone che rimanda al cordone ombelicale (la natura). La serie MISERE/RE è rappresentata da rockets,  bambini in posizione fetale e colombe talvolta ferite,avvolte in bolle di colore che rappresentano la sfera emotiva dell’artista nell’atto di comporre l’opera. Le colombe hanno per Geddes un significato particolare innanzitutto perchè è un volatile che adora, inoltre lo considera  una delle poche specie che prospera negli spazi creati dall’uomo. 

Miserere 3 by Jeremy Geddes, 2012.  Oil on Board 18 x 18″

L’opera selezionata appartiene alla serie IMMATERIAL, la mia preferita: scene di esplosioni nelle quali c’è una tipizzazione spazio-temporale extraterrena:  i soggetti, così come gli edifici o parte di essi, sono circondati da un’atmosfera anti-gravitazionale che consente all’osservatore di ammirare l’opera percependone la quiete seppure in realtà ci sia “un’esplosione rumorosa”. I personaggi sono situati in uno spazio figurativo ben definito, collocati nell’attimo sostanziale che può cambiare le loro sorti: si trovano infatti sospesi  nell’attimo che segue l’esplosone e che anticipa il consumarsi della tragedia.  Le opere di Jeremy Geddes hanno un grande  effettivo visivo ed emotivo e seppure i dipinti sembrino fotorealistici, sono composti da tanti tratti di colore che a loro volta compongono le forme; tratti visibili solo se si allarga l’immagine sullo schermo, e che spesso richiedono mesi per essere completati. 

In copertina: A Perfect Vacuum by Jeremy Geddes, 2011.  Oil on Board 20 x 35″

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