Abigail DeVille storie di buchi neri ed immondizia tra immigrazione e gentrificazione.

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La storia normalmente raccontata è la storia delle vittorie. Ed è storia spazzatura!” 

Questo l’incipit dell’incontro avuto con Abigail DeVille all’ICA di Miami qualche sera fa, per la sua esibizione come parte di IDEA 009.

Trentasette anni,  originaria di New York un curriculum di tutto rispetto con studi compiuti al Pratt Institute di NY, alla Skowhegan School of Painting and Sculpture, nel Maine, al Fashion Institute of Technology a New York e alla Yale University nel Connecticut. Conosciuta per le sculture e le installazioni di grandi dimensioni, casualità della sorte, è arrivata all’ICA di Miami per l’intervista da Roma, in Italia dove sta attualmente lavorando. Mentre parla intervistata dal Direttore del ICA non nasconde la sua timidezza, ma è nella sua sonora e allegra risata che si capisce quanta determinazione ci sia in questa ragazza. Abigail una via di mezzo traino storico, un archeologo e un’artista.

Un debole per le grandi sculture, per le grandi installazioni e per i processionali come li chiama lei. I professionali sono performances che portano la sua arte fuori dallo spazio espositivo, per le strade della città. Ne ha fatti a Washington, D.C.,a Baltimora e New York City e ne è un esempio  la The New Migration: Harlem, NY, 26 October 26.

I processionali riguardano i temi dell’immigrazione intesa sia come grande spostamento di gente alla ricerca di una vita migliore, come avvenne per la grande migrazione dove la gente si spostava dal sud al nord alla ricerca di un mondo migliore, e dell’attuale processo inverso: la gentrificazione. La gentrificazione altro non è un processo di rinnovamento dei quartieri urbani degradati con conseguente riqualifica del territorio, motivo per cui i residenti che da lungo tempo vivono questi spazi, non riescono a permettersi l’aumento dei prezzi dovuto alla riqualifica, e vengono sfrattati, con conseguente appannaggio delle strutture da parte dei più abbienti. In questo modo si cambia la composizione razziale ed etnica caratteristica del luogo. Ne è un esempio Wynwood che da quartiere dismesso è diventato oggi il fulcro artistico di Miami, ma ci sono esempi di gentrificazione in ogni parte del mondo, Milano, Chicago, Harlem a New York.

L’opera di Abigail DeVille The New Migration allestito per le strade di Harlem nel 2014, è stato ispirato dalle donne e dagli uomini della Grande Migrazione avvenuta nella metà del 1900: 6 milioni di afroamericani sfuggiti al razzismo sistemico e alla violenza di stato delle leggi Jim Crow, che avevano creato una cultura radicata della separazione tra bianchi e neri. La gente si spostava perché nel sud le possibilità erano così ridotte da spingerli a trasferirsi in massa nelle città del nord in cerca di migliori condizioni di vita. The New Migration è interpretato da Abigail come un grande corteo di musicisti, ballerini, bande musicali e membri della comunità di tutte le età che indossano le sculture ideate dall’artista, composte da una rete lunga un metro e mezzo, una insieme di oggetti domestici, come vestiti, strumenti musicali, pentole e padelle ossia tutto ciò che possiedi  mentre ti muovi da un posto all’altro, che se cadi cadono con te.  E rappresentano simbolicamente il peso della storia. 

Secondo Abigail:” l’immondizia di una persona è il tesoro di un’altra. Partendo da questo principio non è difficile vedere Abigail DeVille con un carrello della spesa frugare tra i rifiuti dell’immondizia, nelle zone degradate sommerse da rifiuti urbani in disuso: legno, bidoni, lamiere…Il suo lavoro si basa sulla raccolta degli oggetti raccolti nell’area che circonda lo spazio espositivo, ne ricostruisce la storia, la cultura, talvolta il senso e li rielabora in chiave artistica. Oggetti che parlano di storie spesso perdute o dimenticate e che lei chiama buchi neri o supernova.

Ha iniziato a pensare alle supernove intorno al 2008: buchi neri come dispositivi in grado di organizzare un grande quantitativo di materiale composto da storie apparentemente invisibili e che di conseguenza, poichè invisibili, potevano prendere qualsiasi forma. Ne è un esempio l’esposizione al Contemporary Art Museum di St. Louis: centrato intorno a una grande cupola in legno scheletrico ispirata alla struttura architettonica del tribunale locale dove una volta venivano venduti gli schiavi e dove Dred Scott, citò in giudizio la corte federale, divenendo un catalizzatore indiretto per quella che fu la successiva guerra civile americana.

Il ritrovamento dei libri scritti da nonno materno Francisco Antonio Cruz, che non ebbe purtroppo la possibilità di conoscere, riguardo le supernova, la invogliarono  ulteriormente nel suo progetto.

La maggior parte del suo lavoro riguarda la storia americana ma è stata anche in Norvegia per mettere in pratica il medesimo progetto. Ben più difficile ma il processo di sviluppo è stato il medesimo: come le persone interagiscono in merito ad una data cosa, in relazione allo spazio “Sono interessato a raccontare storie invisibili, a gruppi di persone che occupavano uno spazio che non esiste più’ questo dice di lei e questo è il riassunto della sua arte. Una sorta d misticismo che ci mette in sintonia con il passato.

 

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