Tina La Porta tra automedicazione e destigmatizzazione della malattia.

This post is also available in: en

Che l’arte sia un mezzo potente attraverso il quale analizzare la società è risaputo, ma l’arte può essere anche un valido mezzo per de-stigmatizzare la malattia mentale abbattendo pregiudizi e stereotipi. È questo il caso dell’artista Tina La Porta, raccontato in prima persona durante l’incontro Art Roundtable al NSU Art Museum di Fort Lauderdale.  

Tina La Porta, è residente a Miami, e nasce a Chicago nel 1967 e dopo il diploma in arte si trasferisce nell’East Village per perseguire il suo Master in Fine Arts alla School of Visual Arts di New York. Ha trascorso mezza porzione di vita per l’arte che  tuttavia non la esime dal soffrire di paranoia, fobie e manie di persecuzione alle quali pone rimedio da sola per ben sei anni, prima che le venga diagnosticata la schizofrenia. La malattia di cui soffre comporta letteralmente una separazione della mente dalla realtà interferendo con la capacità dell’individuo di riconoscere ciò che è reale da ciò che è immaginazione. Si manifesta anche con la incapacità di gestire le emozioni, influenzando alcune delle funzioni più evolute dell’essere umano: percezione, memoria, attenzione e apprendimento. 

Contrariamente alla morale collettiva che rilega le persone mentalmente all’emarginazione, Tina La Porta parla a carte scoperte, trattando la malattia con la capacità che solo una persona che è riuscita a de-costruire la schizofrenia sa trattare: è riuscita a laurearsi e a connotare il suo problema con un significato artistico attraverso messaggi propositivi con i quale spronare le persone a condividere e a superare i propri limiti.  

 

Durante gli anni di automedicazione si cura con i farmaci disponibili ovunque in America: dalla farmacia al supermercato, pillole e pastiglie multiformi e multicolori ciascuna per una problematica differente, il più delle volte di ordine mentale. Dopo il ricovero in ospedale, la diagnosi e l’inizio dell’arte-terapia fatta con il mandala, evolve in spirali di scritte e  colori nei quali il giallo rivestirà un ruolo fondamentale. Ricomincia in seguito a dedicarsi all’arte come mezzo attraverso il quale discutere le proprie emozioni, che, anche se generate dall’illusione che la malattia comporta, sono manifestazioni di stati di sofferenza reali che prendono forma. A tal proposito l’esposizione Side Effects, effetti collaterali, è di natura catartica oltre che riflessiva. Nelle opere si sofferma sul periodo dell’automedicazione, in cui le pillole prendono il sopravvento su ogni aspetto del quotidiano, diventando il focus della sua vita regolamentata dalle medicine: pillole per dormire, pillole per dimagrire, pillole per stare sveglia, pillole per l’ansia e per qualsiasi forma di dolore. Le pillole da banco diventano il suo medium artistico che ricopre di resina e schiaccia fino a decostruirne l’immagine e i concetti cognitivi che la inducono a comporre. Arriva a rappresentare con dei calchi in gesso i palmi di mano, avvolti da garze (la malattia), che poi fotografa e con le quali crea stampe basate su immagini modificate digitalmente.

 I suoi lavori diventano pericolosi moniti per la popolazione over-medicate in cui i medicinali sono proposti in modo assolutamente meraviglioso: posti su sfondi colorati e scintillanti, come fossero golose caramelle. Side Effects prende forma anche sotto forma di collage nei quali l’artista mixa le diverse opere d’arte fino a costruirne una (che rappresenta metaforicamente se stessa): l’insieme del tutto. Lo scopo di queste opere oltre al significato intrinseco è quello di aiutare le persone  a prendere le giuste distanze dai medicinali, che danno solo un sollievo temporaneo, demistificandone in questo modo le proprietà benefiche a favore delle controindicazioni, il più delle volte poco considerate. Tina la Porta Oltre ad avere insegnato in prestigiose istituzioni, come il Pratt Institute, ha esposto in numerosi musei e gallerie, sia nazionali che internazionali fra i quali il Whitney Museum di New York, il Museo Nacional Centro de Art Reina Sofia di Madrid, e L’École Superieur Nationale des Beaux Arts di Parigi.

 Recentemente ha esposto Web-Retro: Commemorate the 30th Anniversary of the World Wide Web, per il Buk-Seoul Museum of Art in Korea, What’s Your Elephant? per la Galleria 1310 di Fort Lauderdale e Side Effects per la FAR Gallery di Fort Lauderdale. Una mostra del suo lavoro di stampa serigrafica e dei materiali sono stati inoltre esposti al NSU Art Museum, a Fort Lauderdale.  

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *