Locust Project celebra i vent’anni di attività con il progetto 20/20: 20 artisti in 20 ore.

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Venti artisti Venti opere è il titolo dell’esposizione che Locust Project ha organizzato per celebrare i 20 anni dell’associazione: 20 artisti che non hanno mai esposto a Locust Projects presenteranno ciascuno dei lavori site-specific appena commissionati in mostre temporanee della durata di un’ora. Il conto alla rovescia comincerà venerdì 07 settembre alle 21:00 e tra installazioni e performances terminerà l’8 settembre alle ore 17:00, con un party aperto al pubblico. Dopo la presentazione di un’ora per ciascuno, gli artisti installeranno gli elementi dei loro progetti nello spazio della Main Gallery, accessibile fino al 29 settembre 2018.

L’esposizione è composta da una serie di performances e installazioni create con tutti i supporti possibili e immaginabili e presentate nello spazio dedicato: la Project Room, visibile a tutte le ore del giorno e della notte, da una piccola tribuna coperta da un telone, posta esattamente di fronte, come fosse un palcoscenico, alla Project Room.

I venti artisti che hanno partecipato sono stati:

Anthony Anaya con EndlessSS19, Queens, New York: la sua installazione prende spunto dalle arti e mestieri colombiani, una passerella nella quale gli artisti indossano ornamenti colombiani, poi esposti in una sorta di pop-up store.

Fealan Blair: Attraverso la ricerca di una nuova cartografia esplora le pericolose barriere di distrazione alla ricerca di un contatto sociale immediato.

Furies Ride di Annie Blazejack and Gedes Levenson, Miami Florida: Gli artisti raccontano il viaggio di tre donne in bicicletta che attraversando Miami esplorano le dinamiche sociali del guardare e di essere guardati in una città che osserva se stessa.

The Harpsichordist was Telepresent di Tom Boram, Baltimore, Maryland: attivo nella musica sperimentale underground per oltre due decenni l’artista considera i vlog e i selfie elementi in grado di fondersi in una nuova forma: Se i media elettronici ci rendono stupefacenti i nostri altri sé schifosi muoiono.

Monument To a Folding Chair di Lewis Colburn di Philadelphia, Pennsylvania: Il suo lavoro Monumento a una sedia pieghevole suggerisce il suo ruolo centrale di questa apparentemente stupida sedia traballante che ha avuto un ruolo fondamentale nella storia del mondo: era il 15 febbraio 1933, quando Giuseppe Zangara tentò di assassinare il presidente eletto Franklin Delano Roosevelt ma la sedia pieghevole e traballante sulla quale sedeva Roosvelt cedette salvandogli la vita.

Sobre una Tumba una Rumba di Alejandro Figueredo Díaz-Perera, L’Avana, Cuba e  Benjamin Del Castillo, L’Avana, Cuba / Los Angeles, California:

Attraverso una metafora del movimento di un aspirapolvere Roomba posto sotto un tappeto gli artisti rappresentano la trappola nascosta sotto il tappeto dello spazio che pulisce la polvere spingendo via allo stesso tempo le persone. Il significato dell’opera cerca di stabilire una connessione tra il personale e l’universale per esplorarne l’assenza e il paradosso.

Chaîne Opératoire di Gioj De Marco, Los Angeles, California: la pratica dell’artista esamina miti e leggende della cultura popolare derivanti da testi religiosi, graphic novel, film e rap. Nell’opera proposta l’artista riguarda il lavoro che identifica ciò che Jane Bennett descrive come “il ruolo attivo dei non umani materiali che hanno un loro potere produttivo;

When the Bones are Weak the Bones will Speak di Bethany Dinsick, Brooklyn, New York: l’artista propone un’installazione multimediale e un’esibizione dal vivo che visualizza il riciclaggio eterno dell’energia universale creando una fonte surreale di trasferimento di energia tra l’acqua che scorre, due corpi dissimili, suoni della natura interna e la voce fisica.

Richard Haley, Detroit, Missouri: Nella sua performance l’artista rappresenterà il binomio corpo-mente diviso in un sforzo per riconsiderare la percezione della materia vivente e inerte.

Sam Hamilton, Portland, Oregon: artista disciplinare Sam Hamilton presenta una ritrattistica specifica per la situazione che rende due artisti che negoziano l’occupazione transitoria di uno spazio condiviso e la convergenza invisibile tra ciò che è venuto prima e ciò che viene dopo.

Mumbo on the edge di Miles Engel-Hawbecker, Baltimore, Maryland: Nella sua opera, una scultura artistica multimediale Hawbecker ci ricorda che il caos della vita è controllato, anche se non completamente dai nostri sforzi per scegliere il percorso corretto quando questi comunicano con le nostre idee.

Moments di Electric Sound Bath, Los Angeles, California: duo di artisti  multimediali, le loro opere sono ispirate ai bagni sonori (sessioni di guarigione del suono di un’ora) resi celebri dall’Integratron situato nel deserto del Mojave in California. Prendendo spunto dalla natura, dalla filosofia esoterica e da musicisti affini, Electric Sound Bath creano bagni di suono altrettanto densi che avvolgono gli ascoltatori.

The process of weeding out di Eric Fleischauer, Chicago, Illinois: artista di Chicago che utilizza le strategie di produzione concettualmente guidate per esaminare le sfumature dell’influenza pervasiva della tecnologia. Nella sua performance readymade basata sulla rete che utilizza un’app di dating popolare i confini tra pubblico e privato si dissolvono facendo emergere una potente dinamica in cui gli spettatori possono ritrovare se stessi, i loro amici o i loro sostituti che si riflettono in modo inafferrabile nel lavoro.

Inside-Outside di Alejandro Franco e Daniel Caran, Colombia: Artisti trans-morfologici colombiani, il cui lavoro è ispirato dalla costante ricerca di vedere la poesia nel luogo comune. La loro performance teatrale rappresenta la sfocatura costantemente fluttuante dei confini tra il mondo digitale, fisico e onirico.

20/20 Miami Mixtape di Tara Long di Miami, Florida: artista sperimentale del suono e della performance l’opera è una raccolta di una serie di performance sonore registrate eseguite da diversi artisti locali nel corso di un’ora.

The Furbaeum di Momma Tried, New Orleans, Louisiana: esplora la relazione tra uomo e macchina, riflettendo sui persistenti pregiudizi collettivi e le superstizioni verso il mondo  robotico e invitando lo spettatore a considerare come la nostra paura dei robot non sia una risposta giustificata, ma piuttosto un riflesso dell’oscurità dentro di noi.

Divide to Multiply di Douglas Repetto, Memphis, Tennessee: Partendo da una nozione rudimentale di divisione cellulare, l’artista taglia una tavola a metà e ripete questo processo di continuo con i resti della tavola, tentando poi di ricostruire la scheda originale dalle metà multiple. Lo scopo è quello di indagare le versioni mal eseguite dei sistemi naturali.

Monument to the Sea di Michael Webster, Spartanburg, South Carolina: artista ed educatore il cui lavoro indaga sull’organizzazione sociale di spazio Michael Webster nella sua opera compone un’ode al mare e alle sue coste mutevoli che confondono i confini tra una frontiera senza fine e il senso di casa.

A Blue AR15 di Joséphine Wister Faure, Los Angeles, California/Parigi: La performance prevede il montaggio dell’arma semi automatica AR 15 e apparirà come se l’arma si stesse assemblando con l’uso del bluChroma key, un metodo popolare utilizzato a Hollywood per inserire o togliere i contenuti.

Oracular Spectacular di David Yu, Toronto, Canada: è una performance che combina l’intenzione artistica e la parapsicologia (fenomeni psichici) attraverso il disegno automatico che è il processo attraverso il quale un chiaroveggente riceve visioni percettive extrasensoriali per creare immagini disegnate.

Riconosciuto ufficialmente nel 2002 come ente no profit, il Locust Project è uno spazio espositivo dedicato all’arte visiva contemporanea che garantisce agli artisti la libertà di sperimentare nuove idee senza la pressione dell’esposizione e vendita alle galleria né il vincolo dei canonici limiti degli spazi espositivi.

Fondata nel 1998 da un trio di artisti con sede a Miami: Elizabeth Withstandley, Westen Charles e COOPER, Locust Project è stato il primo spazio artistico con sede a Wynwood.

L’istituzione ha avuto modo di crescere nel tempo e di farsi conoscere grazie anche al contributo della Andy Warhol Foundation, della John S. e James L. Knight Foundation e il Dipartimento per gli affari culturali della contea di Miami-Dade che ne hanno supportato la continua crescita. La Locust Project oggi presenta opere ambiziose di un gruppo eterogeneo di artisti nelle fasi critiche della loro carriera, aumentandone la reputazione sia a livello nazionale che internazionale.

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