La quarta edizione di Plein Air Live, la pittura in plein air attraverso gli occhi di Camille Przewodek, Brienne Brown, Randall Sexton, Kathleen Dunphy, Colley Whisson e Jim McVicker.

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L’inizio ufficiale di Plein Air Live è stato presentato, come di consueto, dal duo Eric Rhoads e Kelly Kane: volti noti e apprezzati dal pubblico, sempre più numeroso ed entusiasta, che quest’anno ha contato la partecipazione di persone provenienti da ottanta paesi.

The enthusiasm of one of the hundreds of participants of Plein Air Live, which this year boasts the participation of people from 80 countries

Del resto si sa: la pittura in plein air rappresenta la punta di diamante dell’arte poichè la bellezza della sua resa e la capacità di svelare all’artista un nuovo modo di guardare il mondo, sono caratteristiche imprescindibili della pittura in plein air. Caratteristiche che sono, altrettanto, direttamente proporzionali alla difficoltà di esecuzione: dipingere in outdoor presenta infatti notevoli insidie dovute principalmente alle variazioni repentine di luce che risultano talvolta ostiche, soprattutto se fatte da un neofita.  Inoltre, traslare un’immagine dal vivo rispetto ad una referenza fotografica, implica una molteplicità di aspetti da tenere in considerazione, cosa che no avviene per la rappresentazione di una fotografia. Il più delle volte, inoltre,  la pittura in plein air è associata esclusivamente all’arte paesaggistica e non è un caso che i pittori impressionisti siano fra gli artisti più apprezzati per la loro raffinata capacità di traslare semplici impressioni sulla tela. Ciò nonostante e come dimostrato durante la convention giunta alla sua quarta edizione, tutto è possibile:  basta sapersi affidare ai consigli di chi la pittura in plein air la pratica e la insegna da anni risparmiando insuccessi e anni di studio.  

Camille Prewodek’s final work demonstration

Il primo faculty member della giornata è stata Camille Przewodek: un’autorità per quanto riguarda la conoscenza e l’uso dell colore. Per Camille Przewodek la pittura in plein air rappresenta:” “Il dialogo che ho in mente mentre dipingo”,ha dichiarato l’artista, che ha realizzato uno stralcio di una strada di campagna di Petaluma, CA. 

Gli elementi di base della pittura di Przewodek sono una rigida organizzazione dei colori, che studia anticipatamente, e la pulizia costante della palette. Alla stesura del layout visivo con il quale ha rappresentato sommariamente gli elementi compositivi ha fatto seguire la stesura del colore che ha realizzato con variazioni di temperatura continue e con una “esagerazione” nella saturazione del colore che controlla in seguito con lo studio delle luci e delle ombre. 

L’uso di una palette satura aiuta l’artista a preservare la luce del dipinto:” L’uso di colori diversi aggiunge alla pittura la chiave di luce della natura e la prospettiva atmosferica che consente di ottenere una chiave di lettura del dipinto”, ha dichiarato l’artista che ha puntualizzato come: “Se si dipinge la chiave di luce della natura si ottiene automaticamente l’armonia dei colori. Ma dipingere la “chiave di colore” è un concetto confuso mentre sapere quali sono i colori che creano quella chiave, è una sfida”.

Przewodek  ha sottolineato inoltre come tutto ciò che è in luce tende ad essere più caldo rispetto alle note delle ombre che sono altrettanto importanti perchè raccontano molto circa la narrazione della storia. Dopo avere disposto tutti i colori che hanno fatto emergere in maniera eccellente l’armonia del paesaggio denso di textures -un elemento che l’artista ricerca anche con l’uso di una spatola con la quale ha grattato il colore per creare movimento- termina la composizione con la disposizione dei dettagli che talvolta si riserva  di apportare al chiuso dello studio.

Il risultato finale è una composizione armoniosa e ricca di colori con i quali ha interpretato una giornata uggiosa invernale trasformandola in un paesaggio primaverile. Nella dimostrazione la Przewodek ha utilizzato la Paint-Saver Palette e il cavalletto Soltek: strumenti che ha progettato personalmente  per meglio adattarsi alle sue esigenze e che sono attualmente in commercio. 

A frame from Brienne Brown’s final work signature

La frase chiave nella dimostrazione ad acquerello di  Brienne Brown ha rappresentato un paesaggio innevato della Pennsylvania è: “Creare una massa che affini i bordi”. Un’affermazione piuttosto forte alla quale è seguita una rassicurazione, frutto dell’esperienza personale dell’artista: “Ci vuole pratica per acquisire fiducia e l’acquerello richiede fede”. 

Nella dimostrazione, cosi come nella realizzazione dei suoi dipinti in generale la Brown non si limita a copiare ma cerca di creare un dipinto che abbia una propria storia e un personale punto di vista che traguarda in maniera realistica, semplificando le forme in modo impressionistico e concentrandosi sulla corrispondenza dei valori. 

A partire da questo concetto ha realizzato la composizione soffermandosi innanzitutto sullo studio del design: non solo in termini di disegno di sottofondo ma anche in termini di disegno pittorico. Dopo la stesura di differenti washes, nelle quali ha inglobato temperature di colore differenti (primo piano più caldo e sfondo più freddo), ha variato la consistenza dell’acquerello (più diluito nel primo lavaggio e via ia sempre più carico di pigmento e povero di acqua nei lavaggi successivi.

La concentrazione del pigmento è un elemento chiave nel processo compositivo di Brown. Esso tende ad essere sempre più denso, soprattutto nelle fasi finali della composizione dove, con tratto calligrafico, mette in evidenza alcuni dettagli compositivi utilizzando per lo più tonalità neutre, soprattutto in prossimità della neve che tende a “sporcare” con dell’acqua di risciacquo e sulla quale poi “disegna” elementi decorativi che servono anche a bilanciare la composizione. Un altro elemento chiave nel suo stile è l’attenzione ai bordi che tende ad ammorbidire con la stesura del colore con il quale ha rafforzato in maniera astratta -e con un occhio di riguardo agli spazi in negativo- il fogliame degli alberi in primo piano. “È importante non pensare mai alla forme per quello che sono, come gli alberi, per esempio,  ma pensare ad esse in maniera astratta come fossero forme a sé stanti che convergono armoniosamente sul finire della composizione” ha dichiarato l’artista che ha compiuto una variazione di temperatura finale per armonizzare il tutto.

Fra i vari spunti di riflessione offerti dalla Brown ci sono stati un paio di consigli partici per velocizzare l’asciugatura dell’acquerello al freddo. L’artista utilizza dell’alcool che diluisce all’acqua e asciuga le diverse fasi dei lavaggi utilizzando il riscaldamento della macchina.

A frame from Kathleen Dunphy’s  Critique Session
Another frame from Kathleen Dunphy’s  Critique Session

L’artista Kathleen Dunphy, oltre ad essere un artista di fama internazionale, è anche un apprezzata insegnante. A lei è stato quindi affidato il compito di eseguire la sessione critica. In qualità di istruttrice la Dunphy considera le sessioni critiche un aspetto molto importante del processo compositivo, anche se, come ha dichiarato l’artista:” rappresentano solo un’opinione, uno spunto di riflessione, che non necessariamente deve essere una correzione tecnica”. 

Le sessioni critiche sono infatti un ottimo strumento per correggere errori visivamente o mentalmente non percepibili dall’esecutore materiale della composizione. Inoltre assistere alle sessioni di altri artisti è positivo perchè in questo modo l’emotività personale passa in secondo piano a favore di informazioni, consigli e opinioni che riguardano universalmente tutti gli artisti, che tendono a ripetere i medesimi errori, che possono essere:  un’angolazione errata dovuta alla tendenza dell’indole umana a rendere tutto in maniera lineare o una saturazione eccessiva del colore nel rispetto dell’armonia compositiva. Quella della Dunphy è stata una sessione particolarmente apprezzata  dal pubblico che ha dichiarato: “Love these critiques, because I’m thinking of some of my paintings that could use some of these great suggestions”. 

A frame from Randall Sexton’s first steps into the painting of an old car

Definito Il pittore dei pittori da Jean Stern, direttore emerito dell’Irvine Museum of Art, Randall Sexton ha realizzato per Plein Air Live una composizione raffigurante uno dei suoi  soggetti preferiti: una vecchia macchina d’epoca abbandonata. L’artista ha dichiarato di amare la pittura di questi vecchi veicoli perchè gli consentono di affrontare molte sfide che gli permettono di semplificare un soggetto complesso. 

Secondo Sexton: “Dipingere en plain air è come parlare una lingua diversa con la quale si può dire di più con meno. E per questo è una grande sfida”, ha dichiarato l’artista che ama fare “ritratti”di vecchie macchine, mettendone in evidenza la composizione della carrozzeria e soffermandosi sul fascino che suscitano I vecchi finestrini: cosi ricchi di storie da raccontare. 

Fra i punti nevralgici della sua filosofia pittorica c’è la contemporanea disposizione dei valori tonali e cromatici. Egli ha iniziato la composizione lavorando su un underpainting, realizzato con una miscela neutra calda e del medium -Walnut Alkyd Medium- steso poco prima di cominciare, sul quale ha realizzato inizialmente un disegno sommario stendendo in seguito del colore con una limited palette, basata sul valore delle masse. Fra i vari segreti svelati da Sexton c’è l’importanza dell’uso intenso dei contrasti, che talvolta egli realizza con i colori complementari. L’uso dei contrasti è paragonabile per Sexton ad un puzzle: “ Inizialmente sembra un casino ma poi tutto trova il proprio posto”, ha dichiarato l’artista che costruisce progressivamente la composizione senza soffermarsi troppo sulle singole sezioni.  

Prima di ultimare la composizione con l’aggiunta dei dettagli lavora finemente intorno al soggetto in primo piano disponendo valori tonali e cromatici che enfatizzano la tridimensionalità del veicolo.  

A prescindere dal grado di maestria dell’artista, ovviamente frutto di anni e anni di studio, egli ha affermato come:” in un processo pittorico è necessario perdersi nel processo compositivo, basato sul fare un casino per poi rimettere tutto al posto giusto,  avendo sempre cura di essere fiduciosi in se stessi”.

Colley Whisson’s final work demo

La dimostrazione dell’artista australiano Colley Whisson, caratterizzato da un pacato e soave tono di voce, è un ottimo esempio del perché non si dovrebbe essere schiavi delle immagini fotografiche che risultano sempre meno affascinanti dell’interpretazione personale della storia. ”Una storia che però deve risultare credibile”, ha dichiarato l’artista. 

Definito uno fra i migliori pittori impressionisti al mondo,  l’artista e figlio d’arte, preferisce definirsi come:” un buon navigatore che sa dare indicazioni”.

Per la sessione dimostrativa Whisson, coadiuvato dall’aiuto del figlio sia nella rappresentazione fotografica dell’immagine con il drone, sia nella costruzione della sessione dimostrativa, ha rappresentato uno stralcio di paesaggio di Brisbane, la città australiana del Queensland, dove risiede. L’artista ha dichiarato di lavorare sull’immagine fotografica forte del lungo percorso fatto a partire dalla pittura in plein air che gli ha consentito di correggere le distorsioni fotografiche.

Whisson ha dichiarato di essere molto più interessato alle modalità di rappresentazione piuttosto che al soggetto da rappresentare. Egli ritiene che lo scopo della pittura è quello di dipingere con precisione la scena interpretata in modo da trasmettere in maniera veritiera, attraverso le impressioni libere e spontanee, l’insieme di emozioni scaturite dalla scena. 

Per la composizione ha utilizzato pennelli prevalentemente piatti con pennellate variabili a seconda della sezione interessata. Ha utilizzato, come da consuetudine, pennelli sintetici con i quali ha lavorato su un pannello i dimensioni di 10 x 12”, realizzato a mano e rivestito di gesso. Nella composizione  ha fatto attenzione a snellire e semplificare gli elementi compositivi. Partendo dalla realizzazione veloce delle forme principali utili per fissare le idee ha steso lavorando alla prima, dei grandi contrasti tonali che ha in seguito aggiustato in un continuo back and forth per far emergere il soggetto. 

Whisson considera il pennello come lo strumento necessario per scavare nella luce. Luce che  che rappresenta per lui un’ossessione e che grazie alla capacità di visualizzare il tratto prima della sua realizzazione riesce perfettamente a cogliere, rendendo il suo approccio ancora più affascinante. 

Nell’esecuzione dell’opera l’artista ha dichiarato di prendere spunto normalmente da idee semplici che poi rende imponenti grazie anche al fattore “profondità”:un altro concetto importante per l’artista che ha dichiarato: “Le persone amano vedere in lontananza e bisogna massimizzare la distanza con la prospettiva”. Per creare profondità si è concentrato sull’atmosfera bilanciando gli elementi compositivi e servono a bilanciare il colore della composizione che realizza con una mirata transazione di colore fra gli elementi in lontananza e quelli in primo piano.

Un ultimo  suggerimento offerto dall’artista ai partecipanti,  e che fa parte del suo processo compositivo, è alloggiare il quadro in un angolo dello studio e guardarlo a distanza di tempo con occhi freschi: un ottimo consiglio per poter visualizzare eventuali errori o dettagli da aggiungere o amplificare. 

A frame from Jim McVicker’s work in progress demonstration

A chiudere la prima giornata di Plein Air Live è stato l’artista Jim McVicker che ha dato dimostrazione di come la pittura rappresenti per lui un gesto per onorare la bellezza della natura. 

Per la composizione, che ha eseguito in maniera estremamente gestuale e frenetica, come se volesse entrare fisicamente nell’opera, ha realizzato uno spaccato mozzafiato delle coste di Trinidad State Beach, in California. 

Nel vedere McVicker in azione nel cercare di catturare le variazioni atmosferiche della luce del mattino, con i suoi continui e repentini cambiamenti di luce, non si fatica a credere il perchè cinquant’anni fa abbia deciso di lasciare il suo lavoro per dedicarsi esclusivamente alla pittura in plein air. Il suo primo evento in plein air è infatti datato 1973 e da allora di strada ne ha fatta davvero tanta, immerso nella natura paradisiaca della California. 

Per raggiungere i livelli compositivi finali, tanto drammatici quanto struggenti, McVicker si è aiutato inizialmente con la definizione veloce delle luci e delle ombre con le quali ha stabilito gli elementi visivi utilizzando una tavolozza inizialmente grigia. Nel perseguire la ricerca delle connessioni e delle relazioni fra le parti, l’artista ha iniziato quindi a stendere il colore composto dai tre colori primari ai quali ha aggiunto in seguito il viola cobalto -per le ombre- e il giallo limone mescolato al bianco,  per la definizione dei punti luce. 

La dimostrazione entusiasmante di McVicker è andata di pari passo alla costruzione multistrato del colore che i partecipanti hanno visto prendere forma fino a diventare sempre più spesso. Per stendere il colore in maniera materica l’artista si è aiutato con una spatola che ha maneggiato in maniera molto poetica: talvolta in maniera brusca e decisa e talvolta accarezzando dolcemente la composizione. 

Il suo modo di dipingere in un continuo e frenetico movimento gli ha consentito di catturare molteplici punti di vista, difficilmente percepibili d’un artista statico. Il continuo movimento gli consente inoltre di lavorare di profilo rispetto alla scena da dipingere: in questo modo evita la riflessione della luce sulla tavolozza.

Ma in questo perpetuo e tormentato turbinio di movimenti è lo stesso artista che rassicura i partecipanti affermando che:” Tra le cose da temere nella vita: la pittura non è una di queste”

Meghaan Miller, Joe Miller’s granddaughter for Cheap Joe’s  demonstration
Julie presents some of the 46 new American Journey Oil for Cheap Joe’s

Tra i Platinum sponsor della giornata Cheap Joe’s ha presentato una sessione dimostrativa nella quale Meghaan Miller, nipote di Joe Miller e artista di terza generazione inserita nell’azienda, ha raccontato la storia del fondatore di Cheap Joe’s. Un trascorso da farmacista che Joe Miller ha abbandonato per inseguire il sogno di dedicarsi all’arte in maniera particolare: aprendo cioè un’azienda che fosse in grado di produrre materiali propri che fossero di qualità ma altrettanto accessibili per tutte le tasche. Come tanti altri sponsor storici anche Cheap Joe’s si è affidato agli artisti per presentare i suoi prodotti. Fra questi, il sorriso contagioso di Julie è diventato un volto famigliare per tutti coloro i quali seguono gli eventi di Cheap Joe’s. Nel frammento di oggi inarticolate Julie ha presentato gli ultimi colori ad olio della linea American Journey che potrete trovare al seguente link: https://www.cheapjoes.com

Miami Niche vi aspetta come di consueto, domani, con la seconda giornata di Plein Air Live a vi ricorda che sono già aperte le iscrizioni per la quinta edizione di Plein Air Live. A domani.

(on the title: Raandall Sexton and his final work demonstration)

A frame from The Plein Air Project for LPAPA, Lagune Plein Air Painters Associations
A frame from Troy Kilgore’s demonstration for Blick Art Materials
Barbara Tapp’s journalistic painting for Fabriano’s watercolor paper
OPEN, the new Golden Acrylic colors by Golden Artist Colors

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