Il mondo converge verso Realism Live fra arte paesaggistica, figurativa e sight-size method.

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Realism Live richiama gente da tutto il mondo che si collega a qualsiasi ora del giorno e della notte -a ragione- per assistere a questa straordinaria convention. È l’ambizioso artista paesaggista inglese Erik Koeppel ad inaugurare la seconda giornata di Realism Live, che in occasione della dimostrazione procede nell’esecuzione di un drammatico paesaggio montano che si compone di strati su strati  in un continuo andirivieni che gli consente di riprodurre fedelmente  l’immagine e i sentimenti che il paesaggio gli ha suscitato. Erik Koeppel è fautore del rilancio delle tecniche e della filosofia della Hudson River School e come lui stesso afferma:”per me dipingere è una conversazione tra me e la natura (…) Dopo anni di disegno e pittura dal vivo puoi capire in che modo puoi rappresentare le emozioni che la natura suscita in te attraverso le esperienze che tu stesso ti sei fatto dalla realtà.” Una conversazione indubbiamente in grado di suscitare emozioni -aggiungo io- e che si manifesta con magnificenza sulle sue tele: la ricerca del sublime condotta da Turner che si ripresenta nell’immagine montana della natura selvaggia rappresentata da Koeppel.

Erik Koeppel work in progress

Un intensa conversazione è stata, a seguire, quella tra Peter Trippi e Daniel Graves. Graves  è un personaggio che non necessita di presentazioni: è il fondatore della Florence Academy of Art aperta nella città dei Medici circa 30 anni fa. Il motore che spinge avanti la Florence Academy of Art, che conta all’incirca cento iscritti, full time, provenienti da 30 paesi nel mondo dei quali solo 5 italiani (questi numeri facciano riflettere gli italiani),  si basa sull’insegnamento delle basi del disegno classico una materia che le note accademie artistiche statali non curano più a dovere e che si basa su tre semplici regole: proporzione-progettazione-traduzione. Una conversazione ma anche una rassegna storica fra i grandi che hanno contribuito a rendere fondamentale lo studio dei canoni e delle proporzioni, della luce -la forma- e delle ombre -l’atmosfera-, perché come dice il Maestro Daniel Graves “tra il passato e il presente c’è un filo sottile che li lega in cui tutto è connesso”. Ringraziandolo per averci fatto “sbirciare” nel suo studio ci complimentiamo per la sua ultima opera “Pigmalione” che con reverenza guarda alla Metamorfosi di Ovidio sotto forma di una splendida donna capace di rinnovarsi continuamente in un secolo di grandi cambiamenti.  

Self Portrait by Daniel Graves.

L’irlandese Conor Walton non ha lasciato spazio a dimostrazioni vere e proprie puntando i riflettori sull’analisi tecnica dei pigmenti, due in particolare: il bianco e il nero, quest’ultimo che da qualcuno è definito non colore e qualcun altro ne osanna la presenza per ovviare strane forme scaramantiche. Conor, studioso, insegnante della Conor Walton Summer School, ma prima ancora artista, riguardo al nero, che considera fondamentale tra i colori, afferma che:” senza il nero ci sarebbero due grandi problemi: non si potrebbe raggiungere il nero più intenso e non si potrebbero ricavare tante altre tonalità di colore”. Oltre a dimostrare le tre varietà di bianco ( bianco di titanio, bianco di piombo e bianco di zinco) e di nero (nero di avorio, nero di Marte e il recente Spinel black, in polvere) e loro reazione alla stesura e la loro combinazione se mescolati in pari proporzioni  e in presenza di un solvente. Conor Walton da eccellente artista -il suo curriculum la dice lunga- produce da sé i propri colori macinando finemente il materiale fino ad ottenere una polvere sottile. Un lavoro che se ben fatto può essere sicuramente positivo bisogna ricordare però il fatto che il processo è lungo e laborioso perchè fatto a mano , per ore, con il mortaio.

Demonstration in black and white by Conor Walton

Siamo tutti apparentemente allergici alle sessioni critiche ma la loro importanza è fondamentale tanto più se fatta da un professionista. Realism Live offre anche questa opportunità.  Dall’analisi delle opere sottoposte a critica che Mortenson ha comunque precisato a definire ”dei grandi lavori” i maggiori problemi si riscontrano nella elaborazione anatomica del disegno, nella prospettiva e nella variazione del valore di colore. Canalizzatevi: libri, tutor alla mano ma soprattutto tanta pratica:’Keep painting everyone”, come dice Mortenson!

A work from critique session by Gregory Mortenson

Una grande sorpresa è quella di Stephen Bauman, originario del Tennessee, trasferito a Miami dove ha partecipato attivamente a ravvivare, con il fratello, la street art della città, Bauman ha studiato in Italia e ora vive in Norvegia con la moglie. La sua capacità dialettica, la generosità nel dispensare consigli sono notevoli quanto l’abilità tecnica. La sua palette è limitata e “proporzione, costruzione e leggerezza” sono i principi ispiratori del suo lavoro. Per chi lo segue offre tre consigli: conoscenza del disegno; buona organizzazione della palette e dei materiali di lavoro e il terzo, una via di mezzo tra l’avviso e il consiglio l’uso dei materiali che ha utilizzato nella demo sono assolutamente personalizzabili e di conseguenza afferma:” osate e provate: non c’è nessuna garanzia se non quella della propria produzione”.

Stephen Bauman  work in progress

È con una gestualità gentile che Juliette Aristides conclude la convention rappresentando, in sight-size, a carboncino un classico di P. J. Proudhon, artista studiato negli atelier artistici. Il mondo degli atelier non è sconosciuto a Juliette Aristide poiché oltre ad averci studiato come artista è anche  la fondatrice della Aristides Atelier alla Gage Academy of Art di Seattle, Washington. Sia l’opera di Proudhon che la rappresentazione di un nudo dal vivo per la quale il foglio è stato spolverato a carboncino, sono un correndo continuo di linee di riferimento e diagonali che si intrecciano per lasciare poi spazio alle linee tondeggianti,  alle ombre e alle luci che vanno a definire le forme della modella. “Nell’arte c’è la straordinaria opportunità di celebrare il nudo, usanza che si rimanda ai tempi antichi e che con meraviglia ci porta a rappresentare il nudo ancora all’oggi scoprendo ogni volta la bellezza insita nella figura” afferma Aristides. Il processo sight-size, è esattamente quello proposto da Charles Bargue e studiato negli atelier e richiede tempo, accuratezza e controllo continuo delle misure, degli angoli e delle proporzioni perchè le fondamenta del disegno sono la parte più importante nel processo artistico. 

Juliette Aristides’ work in progress

Un concetto questo ripetuto all’infinito in questi due giorni di convention che Realism Live consente di mettere in pratica sia durante la sessione che al termine della convention giornaliera in cui tutti i partecipanti sono invitati a mettere in pratica i concetti impartiti e a  spostare i loro lavori sui social avendo cura di allegare l’hashtag #realismlive.

(from the title: Conor Walton and his demonstration)
The Master Daniel Graves and his work, Pigmalione, on the left.

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