Elechi Todd, Terence Musekiwa e Narsiso Martinez, residenti alla Fountainhead nel mese di maggio: quando l’arte accomuna le differenze.

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La Fountainhead Residency ha salutato gli artisti residenti del mese di Maggio: Elechi Todd da Trinidad e Tobago, Terence Musekiwa dallo Zimbabwe e Narsiso Martinez da Los Angeles. 

Tecniche artistiche differenti con backgroud artistici differenti: Elechi figlio di un’insegnante Montessoriana che gli ha indiscutibilmente insegnato il rigore e la disciplina (si nota anche nell’organizzazione del materiale da presentare agli ospiti in visita), ha seguito la passione artistica procedendo per raggiungimento di obiettivi personali, in maniera assolutamente autodidatta; Terence figlio di uno scultore africano della tribù Shona, che si era ripromesso, di non far parte del mondo artistico, nel quale si é invece trovato a far parte; Narsiso, è immigrato negli Stati Uniti dal Messico dove ha imparato la lingua ed ha iniziato a lavorare facendo manovalanza nei campi di raccolta per poter racimolare i soldi necessari agli studi.  

Elechi Todd, at Fountainhead Residency, 2019.

Elichi Todd è nato da padre ingegnere e mamma insegnante montessoriana. I due auspicavano che il figlio potesse ambire ad una professione “più elevata e remunerativa” rispetto a quella dell’artista. Il divorzio dei genitori unito alla sua indole riflessiva e ad un discorso fattogli da un insegnante (che gli ha consigliato di perseguire la sua strada purchè con passione) lo hanno convinto a buttarsi nel mondo artistico. La necessità di “ascoltarsi” e di conoscersi lo hanno  invece portato a vivere per conto proprio e a visitare diversi paesi del mondo, in ciascuno dei quali ha trovato artisti che sono stati per lui fonte di ispirazione, George Condo, Alexandre Manuel Dias Farto, conosciuto in arte con il nome di VHLS (famoso street artist originario del Portogallo e conosciuto anche a Miami) o How Nosm, originari di Trinidad. La sua arte, da autodidatta ha spaziato differenti discipline artistiche, ciascuna delle quali rielaborate a modo proprio. Todd utilizza spesso il proprio corpo come elemento centrale del suo lavoro che tratta con estrema creatività, rielaborandolo graficamente e fotograficamente fino a fargli assumere diverse sembianze, fra le quali quelle della farfalla. L’arte di Elichi, come il processo del diventare farfalla, passa attraverso diverse fasi per arrivare alla sua massima espressione. L’arte sperimentale di Elichi prende forma in modo spontaneo a partire da uno squarcio di paesaggio che cattura la sua attenzione: un albero mozzo o i fili della corrente a Trinidad, sua terra natia. Il suo stile è definito anche da sagome che ritaglia e combina in modo differente a volte in negativo a volte omettendole completamente. Le sue opere in bianco e nero combinano alla pennellata piatta una fitta rete di immagini fluide composte da linee e disegni primitivi, tono su tono o con una leggera variazione di nuance, che arricchiscono la trama ricordando l’art brut di Jean Dubuffet e l’arte primitiva di Jean Michael Basquiat. Todd ha composto anche opere di street art inizialmente firmandosi con il suo simbolo che ricorda un’uccellino stilizzato,  vive e lavora a Trinidad dove ha co-curato e partecipato a diverse mostre collettive con altri artisti locali, facendo rivivere spazi abbandonati e poco usati, in particolare The Paper Show, 2015 e Common Thread, 2018. Ha anche esibito a livello internazionale in collettive in Portogallo e Londra. 

Narsiso Martinez at the Fountainhead Residency, 2019.

Narsiso Martinez è nato ad Oaxaca in Messico e ha cominciato a fare arte ritraendo amici e famigliari. Si è trasferito negli Stati Uniti a 20 anni, imparando la lingua e lavorando nelle piantagioni agricole a fianco di tanti altri braccianti al fine di racimolare i soldi per potersi permettere gli studi. Ha completato il suo MFA alla California State University di Long Beach ed ha ottenuto il master in Painting Drawing a Washington. Lavora con immediatezza su materiali di scarto (cartoni, principalmente, ma anche sacchetti d plastica) che raccoglie dalle grandi distribuzioni e che poi riassembla per comporre opere sia su larga che su piccola scala. Lavora per lo più a carboncino e  inchiostro. Le sue eccellenti immagini di arte figurativa sono qualche volta colorate e molto spesso lasciate tali e quali e l’unico punto di colore è offerto dal logo della scatola o del sacchetto utilizzato come supporto artistico. 

L’arte di Narsiso rappresenta una denuncia sociale nei confronti delle multinazionali che sfruttano il lavoro dei braccianti, sottopagati e precari, aumentandone la disparità economica e sociale. La sua denuncia sfiora anche temi salutistici: i braccianti sono costretti a lavorare a contatto con veleni ( le sue figure sono rappresentate con maschere) mentre la gente, attratta dalla frutta e verdura lucida e succulenta si ritrova in realtà a mangiare la mela di Biancaneve. Il risultato è un lavoro politicamente potente e profondamente intimo, uno sguardo ai lavoratori agricoli che sa essere coinvolgente, perspicace e commovente e che eleva il cartone a mezzo artistico per eccellenza: il mezzo nei quali i braccianti mettono i prodotti destinati all’esportazione, lo stesso mezzo che pubblicizza le multinazionali attraverso i loghi. Inizialmente è partito facendo un’opera per cartone, destrutturato ed assemblato, poi ha iniziato a comporre collage cui è andato aggiungendo i colori simbolo della sua terra d’origine, il Messico.  

Terence Musekiwa at Fountainhead Residency, 2019.

Terence invece è figlio di uno scultore di lunghe generazioni che si è visto mercificare il fine lavoro di artigianato locale con l’ingresso della Cina nel marcato globale. È sulla scia di questa immagine che Terence promette a sé stesso di diventare un bravo informatico lontano dalla vita artistica del padre. Ma a volte la vita fa strani giri e Terence si ritrova a voler frequentare la scuola artistica senza potersi però permettere di pagare: decide di partecipare ogni giorno alle lezioni senza essere ufficialmente presente sui registri scolastici. Riuscirà ad ottenere ufficialmente il suo diploma di laurea in belle arti presso Harare, The School of The National Gallery dello Zimbabwe, nel 2013. Particolarmente sensibile alle cause del suo paese Terence dopo aver vinto in maniera del tutto casuale una competizione di scultura ha ottenuto il suo passaporto ed ha iniziato a partecipare ad esposizioni internazionali fra le quali Catinca Tabacaru a New York, (dove tornerà ora che ha finito il suo periodo di residenza alla Fountainhead), la Biennale di Venezia nel 2015, OMI a New York, Tiroche DeLeon a Tel Aviv e CTG-R: Terranova in Canada con il collettivo CTG. 

Alla ricerca di un voce che fosse la sua e non una semplice replica del padre, l’arte di Terence è un nuovo approccio che rompe il divario esistente tra arte africana tradizionale e contemporanea: combatte le convenzioni rendendo omaggio alle tradizioni dello Zimbabwe.

Le sue opere, prevalentemente sculture si compongono di pietra intagliata (originaria dello Zimbabwe) e materiali di scarto predestinati: secondo Terence nulla avviene per caso ma tutto fa parte di un disegno già stabilito. Ad eccezione dell’opera Wisdom Giver, che ha intenzionalmente assemblato con materiali selezionati, tutte le altre opere sono composte per casualità con quello che l’ambiente, o la zona, mette a disposizione. Un filo di ferro piuttosto che una mazza da golf o un cilindro in plexiglass trovato per caso fra le vie di Wynwood. Tra le opere di Terence è ricorrente il telefono che simbolicamente rappresenta l’oggetto di comunicazione per eccellenza, che lui trasforma in personaggi dalla testa intagliata in pietra. Sempre con il viso in pietra e su grande scala ha  rappresentato uno spirito composto da metri di seta che farà anche parte della prossima esibizione a Catinca Tabacaru insieme ad altri lavori. Per Terence le sue opere rappresentano la sua spiritualità e se gli si chiede quando ritiene che un’opera sia finita lui risponde che un’opera non è mai finita, ma ogni opera prende la sua strada con i migliori auguri di benevolenza e ausipicio, come è successo con la scultura combinata ad un pennello, composta durante il mese di residenza alla Fountainhead e venduta ad un collezionista di Miami. Il suo lavoro è esposto e collezionato a livello internazionale, con la sua prima inclusione istituzionale nel 2016 alla National Gallery of Zimbabwe.

 Tecniche artistiche diverse, come diversi sono gli artisti, tutti però entusiasti dell’opportunità offertagli e dell’esperienza fatta alla Fountainhead Residence attraverso la quale hanno avuto modo di conoscere e visitare studi che probabilmente non avrebbero mai visitato, ricevendo preziosi consigli e informazioni. Una vera e propria formula vincente per crescere artisticamente senza dare mai per scontato che crescere in collettivo significa crescere il doppio.

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